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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Otranto: spariscono pezzi del mosaico. Forse rubati?

L'Albero della Vita, il capolavoro realizzato da Pantaleone nel 1165, versa in pessime condizioni. Starebbe circolando fra molti turisti una pessima moda: quella di staccare tasselli come souvenir

C'è un monumento che ad Otranto risplende su tutti gli altri per bellezza e prestigio: la meravigliosa Cattedrale, costruita tra il 1080 e il 1088. Il merito della sua fama è innegabilmente rappresentato dal mosaico pavimentale, realizzato tra il 1163 e il 1165 da Pantaleone, monaco greco dell'abbazia di San Nicola di Casole, che ha regalato un prezioso tesoro di arte, cultura e storia sacra a quella che sarebbe diventata la "città dei Martiri": un bene dell'umanità a tutti gli effetti, dove l'Albero della vita campeggia e detta le interpretazioni più disparate che si sono susseguite nel tempo. "L'enigma di Otranto", come definito nel titolo di un famoso libro di Cari Arnold Willemsen, ha resistito al tempo e alle invasioni più sanguinose e controverse, affrontando di recente un costoso ed importante restauro durato circa sei anni. Eppure se ci è voluto tanto per poter rivalutare la preziosa opera di Pantaleone, sembra che distruggerlo possa diventare un affare da consumarsi con molta più facilità. E difatti sono tanti i turisti che hanno lamentato la cattiva manutenzione dell'opera, meravigliandosi del fatto che si possa calpestare senza che il mosaico abbia alcuna protezione.

In tutta risposta, hanno saputo che l'opera non fosse a rischio. Peccato solo che qua e là qualche pietra si frantuma, che le figure si contornano di "inattese spaccature" e che il terreno appaia così scosceso che a volte sembra di star sulle "montagne russe". Ma davvero non c'è alcun rischio? Basta fare un giro per maturare qualche ragionevole perplessità: si notano crepe che lentamente si aprono (foto 2, un particolare con tre spaccature lungo l'immagine), fosse sempre più numerose sulla distesa pavimentale (foto 3, guardando sulla destra, ad una media altezza dell'albero è visibile un cerchio che indica una piccola fossa), colori sempre più sbiaditi anche all'interno delle stesse figure (foto 4, il dorso dell'elefante ha una colorazione più scura rispetto al resto della figura), oppure pezzi di mosaico che appaiono visibilmente "rattoppati" alla meno peggio col cemento (foto 5, la macchia nella parte superiore sembrerebbe rattoppata col cemento). Ma soprattutto camminando lungo le navate, si notano vere e proprie buche man mano più grandi, dove stranamente mancano dei piccoli tasselli di mosaico: sulla navata destra della cattedrale, nella zona dei cosiddetti "pannelli veneziani", c'è la figura di un rombo, dove in alcuni punti si sono create delle crepe, attualmente ricoperte da tappetini rossi (foto 6, il rombo qui rappresentato nel suo vertice basso, dove si nota una macchia grigia, ha subito nel corso dei mesi un avvallamento, che attualmente è ricoperto da alcuni tappetini rossi). Come mai?

La risposta è semplice e per saperlo basta camminarci sopra per percepire degli strani abbassamenti del pavimento: la cosa paradossale è che i tasselli mancanti al di sotto dei tappetini, stando alle testimonianze di alcuni otrantini, sarebbero stati preda di aitanti turisti in cerca di souvenir da personalizzare. La nuova moda sembrerebbe, dunque, questa: portarsi un ricordo sui generis del mosaico di Otranto, sfruttando per l'occasione le gentili "aperture" del pavimento. E' un po' come la storia dei lucchetti dell'amore di Ponte Milvio a Roma: solo che lì, le coppie lasciano un ricordo, qui alcuni turisti se lo prendono. Emergerebbe da alcuni racconti che qualche residente si sia persino sentito rivolgere la fatidica domanda: "Scusi, dov'è che si possono prendere i pezzi di mosaico?". Ma i racconti raccapriccianti non si esauriscono qui: ci sarebbe l'episodio di un turista, pescato in fragrante e munito di apposito cacciavite, per estrarre il "tassello souvenir".

Fantasie? Chi lo sa. Di certo, le fosse esistono e basta cambiare navata, per trovarne una piuttosto significativa sotto ad una delle panche lignee (foto 1: si vede il buco posto sotto la panca), che evidentemente non è stata possibile coprire con altri tappetini rossi. Un capitolo a parte meriterebbe poi la cripta della basilica, dove il tripudio di colonne sembra essersi trasformato nel tripudio di verde rame che le sta corrodendo. Non è un mistero che ad Otranto ci sia molta umidità: ma se "a mali estremi, estremi rimedi", un deumidificatore solitario può tutelare ben poco la bellezza del luogo. Sulla gestione della cattedrale qualcosa evidentemente scricchiola… e al di là di quanto spesso con troppa faciloneria si sostiene, non è "solo una chiesa", un monumento dall'importante valore storico e culturale meriterebbe più attenzione. Ma questo è un altro discorso… chissà, però, cosa penserebbe Pantaleone, sapendo che la sua opera ha resistito all'invasione turca, ma ora sembra sostenere con più fatica gli assalti di bizzarri turisti e di qualche prodotto pulente non troppo indicato…

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