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Otranto, nel ricordo di monsignor Grazio Gianfreda

Ad un anno dalla scomparsa del parroco storico la città si stringe intorno ad una figura che ha valorizzato col suo contributo i tesori preziosi della Cattedrale. Nel pomeriggio una celebrazione

Otranto ricorda monsignori Grazio Gianfreda, indimenticato parroco della Cattedrale ed appassionato studioso della storia cittadina, ad un anno dalla sua scomparsa. Una figura singolare la sua, ricca di sfaccettature non sempre facili da cogliere nella loro profonda ricchezza. Nato a Collepasso il 20 aprile del 1912, dopo essere diventato sacerdote ed una breve esperienza nella comunità di Calmiera, divenne parroco della Cattedrale di Otranto, nel 1956. Ben presto la sua passione per la ricerca, lo portò ad innamorarsi delle bellezze artistiche della città, appassionandosi ad esse e diventandone studioso attento. Quello che più di tutto colpiva quanti hanno avuto modo di conoscerlo e frequentarlo era quella sua intatta lucidità, capace di resistere al dinamismo delle stagioni: capitava spesso di trovarlo rintanato nella sagrestia della cattedrale, ricurvo sulla sua scrivania ed immerso nella scrittura.

Don Grazio Gianfreda ha scritto tanto su Otranto e di Otranto, approfondendo a lungo lo studio del mosaico, il "diario di un popolo", come lo chiamava in una delle sue celebri definizioni; ha provato a svelarne i complessi segreti, cercando di estrapolare il senso intrinseco, celato dietro alla bellezza enigmatica delle figure e delle numerose simbologie. Per questo, don Grazio è divenuto a tutti gli effetti un otrantino di adozione, stringendo un legame viscerale con la città. Tra le sue opere e numerosissime opere, si ricordano: "Otranto, civiltà senza frontiere" (1970), "Gli ottocento martiri di Otranto" (1980), "Iconografia di Otranto tra oriente ed occidente" (1994), "Il Monachesimo italo-greco in Otranto" (1994), "Otranto nascosta" (1997), "La Musica nel Mosaico di Otranto" (2003), "Artù nel mosaico di Otranto" (2004), "Otranto e il primato dell'umanesimo occidentale" (2005).

Don Grazio ha preso parte come relatore conferenziere a diversi convegni (Università di Zurigo e Università di Oxford) e a seminari in Centri Studi italiani ed esteri. Nota a tutti era la sua sincera venerazione per i Martiri idruntini, morti nel 1480 nel sacco che la città subì ad opera dei Turchi: al loro culto, il compianto parroco otrantino aveva dedicato le sue migliori energie, alimentato da sincero ossequio, impareggiabile in tutto l'ambiente cittadino e diocesano, per quelli che ha sempre ritenuto non solo i protagonisti di una complessa vicenda storica, ma i testimoni di una esemplare fede comunitaria: a tal riguardo, raccolse ottimi pareri la commemorazione da lui tenuta nell'agosto 2002, nelle celebrazioni civili della festa patronale. All'età di 94 anni, il 4 gennaio scorso, si è spento improvvisamente, arrecando un grande dolore a tutta la cittadinanza otrantina, abituata a vederlo come una presenza discreta, ma abituale della propria quotidianità. L'arcidiocesi e il comune lo ricordano oggi con una celebrazione pomeridiana ed un concerto nella "sua" Cattedrale.

La lezione che ha lasciato ad Otranto è stata immensa: ha insegnato lo stile di uno studio sempre alimentato ed orientato non ad una sapienza fine a se stessa, ma intesa come indagine del significato recondito delle meraviglie di questa terra idruntina. E sebbene i suoi studi sul mosaico non rappresentino l'unica voce autorevole e non esauriscano la complessità dell'argomento, c'è un punto incontestabile, che rende don Grazio Gianfreda un punto di riferimento per la storia di Otranto: la sua opera e i suoi studi hanno permesso a molte generazioni locali di conoscere ed apprezzare i tesori preziosi della Cattedrale. E forse il modo migliore per sfuggire alla retorica e ricordarne degnamente la figura è continuare ad avere cura di quei preziosi tesori.

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