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Otranto: l'opposizione lascia la seduta consiliare

I membri dell'opposizione abbandonano l'aula consigliare, lamentando la difficoltà di esprimere il proprio pensiero. Sammarruco chiede rispetto delle regole al presidente del consiglio e maggioranza

I consigli comunali otrantini dell'ultimo anno e mezzo si sono spesso distinti per i toni accesi del confronto tra le due forze, sedute tra i banchi di Palazzo Melorio. Ma quello che si è verificato, lunedì sera, nel corso dell'assise consigliare, è stato un finale inatteso e probabilmente senza precedenti: gli esponenti dell'opposizione cittadina, facente riferimento al gruppo "Alleanza per Otranto", hanno, infatti, lasciato l'aula consigliare, a seguito di una polemica, maturata e degenerata durante l'intervento del proprio capogruppo, l'avvocato Corrado Sammarruco.

Piuttosto controverso il "pomo della discordia", che ha scatenato una serie di reazioni a catena, con l'epilogo dell'abbandono dell'aula da parte dell'opposizione e del voto al bilancio espresso solo dai consiglieri di maggioranza. Ecco, in breve la cronaca del dibattito controverso: Sammarruco, capogruppo di opposizione, ha a lungo argomentato, nel corso di un proprio intervento, circa la discontinuità tra maggioranza e minoranza, che non permette la possibilità di trovare un accordo tra le due componenti cittadine. "Noi poniamo questioni che attengono alla persona - ha affermato Sammarruco - il sindaco, invece, ci parla solo dell'importanza di costruire palazzi".

"Noi vogliamo costruire rapporti umani - ha proseguito il capogruppo di Alleanza per Otranto -, che facciano riscoprire il desiderio dello stare insieme". Sammarruco ha, quindi, indicato la necessità di "stimolare una riflessione, non in un'ottica di contrapposizione, ma di partecipazione ad un divenire di una comunità che oggi sconta delle difficoltà", sollecitando i membri della maggioranza a non ritenere la realtà di Otranto quella del "migliore dei comuni possibili". La tensione nell'aula è salita, quando il consigliere di opposizione ha invitato la maggioranza a far emergere dall'alleanza amministrativa (definita "papocchio") "qualcosa di sinistra", proponendo che dinanzi al problema degli alloggi si approntasse un resoconto di quanto costruito negli ultimi anni e lo si espropriasse a favore delle famiglie con problemi di sfratto. Il riferimento esplicito alla struttura in atto nella cosiddetta "Valle delle Memorie" ha generato una piccata reazione della maggioranza, che ha invitato il consigliere Sammarrucco ad "usare rispetto".

Da lì in poi l'aula è diventata un vociare di commenti sovrastanti e di battute rimpallate di qua e di là, che non hanno permesso il corretto svolgimento della seduta. Sammarruco ha richiesto l'intervento del presidente del consiglio, Luigi Gualtieri, a garantire il perfetto funzionamento delle regole del consiglio comunale e a tutelare la possibilità di concludere il proprio intervento. Un appello, caduto evidentemente nel vuoto, visto che il consigliere Sammarruco di lì a poco ha lasciato l'aula, visibilmente contrariato dall'impossibilità di concludere il proprio intervento, e seguito presto dal consigliere Francesco Bruni, il quale, prima di uscire, si è rivolto alla maggioranza, dichiarando: "Parlare incrociando commenti tra di voi è un'inciviltà unica. Il fatto poi di reagire quando si toccano nervi scoperti della propria comunità familiare è a dir poco cosa disdicevole".

La maggioranza ha votato e chiuso la seduta autonomamente. Ma di certo l'episodio rappresenta una macchia nera al bon ton istituzionale: in taluni casi sarebbe più opportuno sospendere la seduta, per far stemperare gli animi, riprendendo solo quando ci sono le condizioni per farlo. Anche se, a rigor di logica, chi rappresenta la cittadinanza in sede consigliare dovrebbe soprattutto avere rispetto delle regole democratiche, che impongono di porre attenzione al proprio interlocutore, anche quando questi stia affermando qualcosa che non si ritiene condivisibile. Al limite, lo si confuta doverosamente nel corso del dibattito. La spiacevole sensazione che, invece, spesso si percepisce prendendo parte ai lavori del consiglio è quella di essere in uno studio da reality piuttosto che in una sede istituzionale.

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