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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Un viaggio nella pittura italiana del Novecento: da De Chirico a Fontana

Nel Castello Aragonese di Otranto, fino a ottobre, una mostra curata da Luca Barsi e Lorenzo Madaro, a cui abbiamo rivolto alcune domande

OTRANTO – Si è aperta giovedì nelle sale del Castello Aragonese di Otranto la mostra ‘900 in Italia da De Chirico a Fontana che sarà visitabile fino al 21 ottobre.  Curata da Luca Barsi e Lorenzo Madaro, è organizzata dal Comune di Otranto e Theutra. 

L’esposizione attraversa un secolo molto fecondo per l’arte e la cultura italiana tramite quaranta opere di maestri della pittura quali Renato Guttuso, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Jannis Kounellis, Fausto Melotti, Achille Perilli e Michelangelo Pistoletto, esponenti di movimento affermati anche a livello internazionale, dalla Metafisica all’astrazione di Foma 1, dall’Informale alla Pop Art, dall’Arte Povera alla Transavanguardia. Abbiamo rivolto alcune domande a Madaro per inquadrare meglio la cornice concettuale e la prospettiva della mostra.

Si tratta di un’esposizione che si presenta come molto ambiziosa. Perché la scelta di sfidare un secolo così complesso e denso come il ‘900?

Credo che ultimamente nelle nostre geografie siano state organizzate molte mostre monografiche, anche di qualità, perciò mi sembrava mancasse in questa regione una mostra che avesse l’ambizione di essere una ricognizione su un determinato periodo storico-critico, senza la pretesa di essere esaustivi, che sarebbe ovviamente impossibile, come sanno anche gli accademici. Era interessante, secondo me, avere dei confini da cui partire e da superare e quindi infrangere: Fontana lo abbiamo utilizzato come punto d’arrivo, ma in realtà si tratta di un limite poi sfondato dagli artisti dell’Arte Povera e della Transavanguardia, che tra anni Settanta e Ottanta contribuiscono a nuove discussioni attorno al linguaggio e all’idea stessa di opera. De Chirico, che è il punto di partenza, ha avuto un impatto che non è solo sul mondo delle arte visive, ma che ha condizionato anche il nostro sguardo, il modo di vedere le cose, ed è il primo artista italiano a coniugare in un senso dialettico e concettuale antico e futuro, storia e presente, con un solo sguardo di visioni sospese. Ed è forse il primo artista italiano ad entrare nell’immaginario collettivo, pensiamo alle sue piazze assolate e vuote, quelle piazze italiane che noi tutti abbiamo imparato a riconoscere, con il filtro del suo sguardo, per le loro declinazioni metafisiche.

Quali sono state le linee guida per l’allestimento?

Sono tutte opere provenienti da collezioni private di area romana, milanese, torinese e non solo: avevo da una parte l’urgenza di far comprendere sia i singoli percorsi che alcune esperienze collettive, ma dall’altra anche di coniugare esigenze di allestimento – sette sale con differenti dimensioni – con questioni legate alla filologia, alla comprensione dei percorsi, alla didattica, quindi. L’architetto Francesca Fiore ha pensato a un layout poco invasivo ed è emerso un display immersivo ma rispettoso delle singole opere e dei temi e dei percorsi. Con grande cura, l’architetto ha quindi dato spazio e rigore a tutto il percorso.

È una mostra per “intenditori” o pensate possa piacere anche a un pubblico meno formato?

L’arte è una questione complessa ma si può avviare un primo momento di familiarità con le opere che noi abbiamo cercato di favorire con 22 metri lineari di apparati testuali in italiano e inglese redatti da circa miei venti studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, che hanno preparato sia le note introduttive che le singole biografie di circa una quarantina di artisti. Mi piace l’idea che siano stati gli studenti a proporre questa mediazione: sono stati bravissimi. Nei prossimi giorni ci saranno anche, per alcune specifiche opere, contenuti fruibili con audioguida redatti nello specifico da Lisa Dell’Aglio, Mauro Mosaico e Giulia Renna, sono miei studenti e sono molto orgoglioso di loro. Perciò è una mostra pensata, insieme a tutto lo staff di Theutra e del Comune di Otranto, per il grande pubblico, d’altronde non mi è mai piaciuta l’autoreferenzialità delle operazioni destinate solo agli addetti ai lavori, nello spazio pubblico bisogna lavorare per il pubblico, per tutte le tipologie di pubblico.

Che sensazioni ne ha tratto dalla partecipata inaugurazione di giovedì?

Ho percepito molto entusiasmo e credo sia stato importante coinvolgere il conservatorio con un concerto per pianoforte con un repertorio del’ 900. Tra l’altro voglio ricordare che acquistando il biglietto della mostra si potrà visitare contestualmente anche quella di Oliviero Toscani – “Più di cinquant’anni di magnifici fallimenti” che è stata prorogata fino al 9 di settembre. Buona visita a tutti.

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