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Otranto Castro

Dopo 40 anni nuovi scavi nella Grotta Romanelli: è uno dei siti più prestigiosi d'Italia

Dopo oltre 40 anni riprendono gli scavi a Grotta Romanelli, a Castro, una delle più importanti testimonianze della presenza dell'uomo paleolitico sul territorio nazionale. La campagna di scavi sarà presentata nella giornata di martedì, nel castello del borgo

CASTRO – Dopo oltre 40 anni, riprendono gli scavi a Grotta Romanelli, una delle più importanti testimonianze della presenza dell’uomo paleolitico in Italia. Scavi e ricerca in uno degli scorci più suggestivi di Castro. L’evento sarà presentato martedì 30 giugno, presso il castello del borgo, alla presenza di Salvatore Bianco, funzionario della Soprintendenza e coordinatore del Centro operativo per la Archeologia del Salento, dai direttori di scavo Raffaele Sardella del Dipartimento di Scienze della terra della Sapienza e Massimo Massussi.

Saranno inoltre presenti, durante l’illustrazione degli interventi, il soprintendente per l'Archeologia della Puglia, Luigi La Rocca e il team di archeologi, geologi e paleontologi che comprende  Luca Bellucci, il Dawid Adam Iurino, Ilaria Mazzini e Sonia Tucci, oltre ad altri specialisti e collaboratori.

La grotta rappresenta un sito di importanza mondiale per lo studio della preistoria, dell'evoluzione umana e dei cambiamenti climatici avvenuti nel corso degli ultimi 100mila anni. All’interno, dall’inizio del Novecento fino all’inizio del anni Settanta, sono state rinvenute testimonianze di fasi diverse della presenza umana per un intervallo di decine di migliaia di anni. La scoperta di strumenti in pietra ha consentito per la prima volta agli studiosi di riconoscere la presenza del Paleolitico in Italia.

Nel corso delle passate campagne di scavo, il sito ha restituito numerosi manufatti litici e in osso, pietre incise, resti di arte parietale con composizioni geometriche e zoomorfe oltre a ossa umane provenienti dalle “Terre Brune”, evidenziando una documentazione tanto ricca quanto unica della presenza umana nella grotta a partire dal Paleolitico Medio.

Nei depositi della grotta quindi è testimoniato l'avvicendamento dell'Uomo di Neandertal con Homo sapiens che ha lasciato evidenze di un periodo che gli studiosi hanno denominato Romanelliano. Di grandissimo interesse infine le figure incise sulle pareti della grotta che suscitano l'interesse degli studiosi di tutto il mondo.

I depositi che riempiono la grotta, le brecce ossifere, le Terre Rosse e le Terre Brune, contengono una grande quantità di resti fossili che testimoniano la presenza di proboscidati, rinoceronti, ippopotami, iene, lupi e altre specie animali che documentano i cambiamenti climatici avvenuti nella cosiddetta “era glaciale”. La presenza dell'alca (Pinguinus impennis), uccello simile a un pinguino, estinto in epoca storica, è un indicatore di un clima molto più freddo di quello attuale. 

I reperti fossili di Grotta Romanelli rivestono quindi un ruolo di cruciale importanza sia per comprendere l'utilizzo umano delle risorse animali, sia per analizzare in dettaglio i fenomeni di dispersione e di adattamento delle faune durante le fasi glaciali e interglaciali del Pleistocene Superiore, evidenziando una stretta connessione dell’uomo all’ambiente circostante.

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